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Nella medesima direzione si colloca il lavoro di Hutchinson sull'impatto delle attività umane sul ciclo del carbonio, in cui, per la comprensione del processo, sono determinanti il flusso di materia e di energia, denominatori comuni tra le concezioni di Vernadsky, l'ecologia ed un nuovo approccio al cambiamento climatico.
Nel corso degli anni sessanta lo studioso inglese James Lovelock, seguendo il pensiero di Vernadsky, di Odum e di Schrodinger, e prendendo come riferimento la Terra, si chiese se, dalla composizione chimica dell'atmosfera, sarebbe stato possibile considerare la possibilità di vita. Nel suo ragionamento constata che i gas presenti nell'atmosfera sono, poiché reagiscono tra loro, in un continuo stato di non equilibrio, ovvero in una condizione di basso disordine, sinonimo, come abbiamo visto, di entropia negativa, condizione indispensabile per garantire la vita. Da queste considerazioni Lovelock avanzò l'ipotesi secondo la quale è la vita stessa l'agente produttore dell'atmosfera terrestre.
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Da questo breve ragionamento possiamo concludere che le acque, l'atmosfera, l'irradiamento solare, il ciclo del carbonio e quello della materia organica, i grandi cambiamenti climatici ed infine l'influenza delle società umane nei processi globali della vita sono oggi campi di studio correlati in quanto nel loro insieme tutti questi elementi svolgono un ruolo fondamentale nella strutturazione stessa della biosfera.
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Oggi è riconosciuta la relazione che in qualche modo lega l'emissione dei gas serra da parte dell'uomo, nelle sue varie attività produttive, con i cambiamenti climatici. In particolare sappiamo che l'anidride carbonica presente nell'atmosfera è responsabile del 25% dell'effetto serra mentre il vapore acqueo incide per il 64% ma, come è noto, cambia in continuazione stato da gas, a nuvole, ad acqua: quindi è poco influente.
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