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È la mutazione a introdurre tutta la varietà che osserviamo in natura: ma quale
sarà il destino di una mutazione, una volta che si è prodotta? Come appena accennato, le mutazioni svantaggiose spariranno presto dalla popolazione, perché i loro portatori avranno maggiore difficoltà a vivere e/o a riprodursi.
Se la mutazione è irrilevante, potrà aumentare o diminuire di frequenza nelle generazioni successive per effetto del semplice caso.
Se porta un preciso vantaggio, tenderà ad aumentare di frequenza nelle generazioni a venire, con rapidità tanto maggiore quanto maggiore è il vantaggio che porta.
Questo fenomeno è detto selezione naturale. Fu scoperto da Darwin, molti decenni prima che si scoprisse l’esistenza delle mutazioni.
È la ragione per cui certi caratteri ereditari si affermano nel
corso del tempo, mentre altri tendono a scomparire.
Una semplice animazione (nella scheda) ci aiuterà a renderci conto di come funziona questo meccanismo, che si applica a qualunque essere vivente.
tre fattori di evoluzione: la selezione naturale
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La selezione naturale agisce come un setaccio, "lasciando passare" i caratteri vantaggiosi e impedendo la diffusione dei caratteri che portano qualche svantaggio (per esempio, le malattie).
È quindi un meccanismo del tutto automatico, che incide sulla distribuzione dei caratteri genetici in ogni nuova generazione favorendo automaticamente quei caratteri che hanno un vantaggio demografico,
cioè che aiutano la sopravvivenza e la capacità di avere dei figli. Il vantaggio demografico, naturalmente, deriva da qualche caratteristica ereditaria degli individui, fisica o psicologica che sia,
che li rende in un certo senso più adatti all’ambiente di vita. La misura esatta dell’"adattamento" di ogni individuo o gruppo che viene favorito dalla selezione sta proprio nella sua capacità di sopravvivere e
riprodursi più degli individui che non la portano, purché il carattere sia ereditato. Si parla di fitness darwiniana per indicare il contributo fornito da un certo genotipo alla generazione successiva,
rispetto agli altri genotipi presenti nella popolazione.
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È attraverso la mutazione e la selezione naturale
che ogni organismo vivente ha sviluppato, nel corso del tempo (si parla di centinaia di migliaia o di milioni di anni, quindi di un numero elevatissimo di generazioni),
le caratteristiche che gli hanno permesso di adattarsi con successo
al proprio ambiente di vita. Così, per fare qualche esempio, le piante hanno sviluppato una varietà di modi per riprodursi,
per via sessuata come per via asessuata, affidando la fecondazione e la dispersione dei semi al vento, agli insetti, agli uccelli e ad altri animali.
Certi animali hanno sviluppato la capacità di mimetizzarsi per sfuggire ai predatori. Diversi uccelli hanno sviluppato diversi tipi di becco, in funzione del cibo che trovano nel proprio ambiente.
Allo stesso modo, si sono sviluppati organi perfezionatissimi, come l’occhio, con caratteristiche anche molto diverse in specie diverse, oppure sono andati perduti organi non più utili:
così, parecchi animali cavernicoli hanno perso la vista, che al buio non serve, sviluppando invece altri sensi.
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I pipistrelli, ad esempio, hanno sostituito la vista con un sofisticato sonar fisiologico, che permette loro, emettendo ultrasuoni e "misurando" l’eco prodotta dagli oggetti presenti nell’ambiente,
di formarsi un’immagine molto precisa di ciò che li circonda, anche al buio. Altri, come parecchi felini, che sono predatori spesso notturni, hanno invece sviluppato una vista molto sensibile anche in assenza di luce.
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