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Parlando di evoluzione, abbiamo visto che ogni specie può vivere solo a patto di disporre degli strumenti adatti per interagire con il proprio ambiente di vita.
Per sopravvivere è necessario riuscire a ricavare dall’ambiente il nutrimento di cui ogni organismo abbisogna. Per i vegetali, il nutrimento è rappresentato da sostanze inorganiche,
come acqua, sali minerali, e l’energia radiante emessa dal Sole. Per gli animali, il nutrimento è rappresentato dai vegetali o da altri animali.
Per riprodursi sono sufficienti l’energia e le sostanze nutritive accumulate dalla cellula, nel caso dei vegetali e degli animali che si riproducono per via asessuata.
Per le piante e gli animali che si riproducono per via sessuale è anche necessario trovare un compagno.
Ciascuna specie sviluppa così strategie di sopravvivenza e di riproduzione: organi che permettono di procurarsi il cibo e percorsi chimici che permettono di assimilarlo e metabolizzarlo;
comportamenti che consentono di entrare in contatto con un altro membro della stessa specie e di fecondarlo od esserne fecondati (o che consentono, perlomeno, ai rispettivi gameti di entrare in contatto).
Nella miriade di strategie messe in opera dagli organismi più diversi per sopravvivere e riprodursi la vita rivela una fantasia inesauribile. Per rendersene conto,
basta osservare i mezzi sviluppati per fecondarsi a vicenda dalle piante, che non possono muoversi per trovare un compagno, o la varietà di forme che la sessualità assume negli animali, o l’accortezza, per così dire,
dimostrata da semi e uova che attendono, anche per periodi molto lunghi (che possono arrivare a millenni nel caso di alcuni semi), che le condizioni ambientali siano adatte per dare origine a un nuovo individuo.
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La storia dell’evoluzione è una storia di adattamenti successivi. La maggior parte di questi adattamenti sono biologici, cioè sono messi in opera dalla natura stessa,
attraverso i suoi meccanismi più caratteristici -in primo luogo, la mutazione e la selezione naturale- e si trasmettono ai figli con il patrimonio genetico.
Altri adattamenti sono invece messi in opera dall’individuo, di propria iniziativa: anch’essi possono essere trasmessi ai figli, o anche ad altri individui dello stesso gruppo,
non con i geni ma con appositi strumenti di comunicazione. Parliamo in questo caso di adattamenti
culturali. Questi ultimi hanno raggiunto il loro massimo sviluppo nella specie umana.
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