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femore di uomo di Neandertal (a sinistra) e di uomo moderno |
Quando furono scoperte le prime ossa fossili di dinosauro, al principio dell’Ottocento, vi fu chi disse che non potevano appartenere ad animali vissuti in passato ed ora scomparsi,
perché non poteva essere che Dio avesse creato una specie vivente e poi, scoprendo di essersi sbagliato, l’avesse cancellata dalla faccia della Terra.
Così, quando furono trovate, nel 1856, le prime ossa fossili di Neandertal,
che hanno un aspetto chiaramente umano ma sono anche ben diverse da quelle degli
uomini moderni, ad esempio per robustezza e spessore, un grande anatomo-patologo
dell’epoca, R.Virchow, le attribuì a una malattia degenerativa dell’individuo
cui appartenevano; vi fu chi disse che erano ossa di un disertore dell’esercito
cosacco che nel 1814 aveva respinto Napoleone al di là del Reno;
ci volle del tempo perché ci si rendesse conto che quelle ossa testimoniavano
che era esistito un tipo umano più antico e piuttosto diverso da noi.
Negli anni successivi le scoperte si moltiplicarono e divenne evidente che
la storia del genere umano era molto più antica e diversificata di quanto
si fosse pensato fino ad allora.
La convinzione che tutto fosse stato creato così com’è,
fin dal principio e nella sua forma più perfetta, restò prevalente
per almeno millecinquecento anni nell’Europa cristiana. Le cronache medievali
computano il tempo a partire dalla creazione del mondo, che, se prendiamo
alla lettera quanto dice la Bibbia, avrebbe avuto origine circa 4.000 anni
prima della nascita di Cristo.
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Jan Brueghel - Paradiso terrestre |
Il rinvenimento di fossili antichissimi, appartenenti a tutti
i tipi principali di piante e di animali che esistono oggi, e a moltissimi
altri tipi che non esistono più, ha dimostrato che,
al contrario, ogni specie vivente è in continuo cambiamento ed è il risultato
di una lunghissima evoluzione, cioè di una trasformazione e differenziazione
progressiva.
Questo cambiamento, di cui vedremo le ragioni nelle sezioni successive, è continuo ma lentissimo: i suoi risultati divengono visibili solo nell’arco di migliaia o decine di migliaia, talvolta milioni di anni.
Tre semplici dati sono sufficienti a darci un’idea della vastità, in ampiezza e durata, del processo evolutivo che si è sviluppato
sul nostro pianeta: la vita vi ha avuto origine, in forme elementari, oltre 3,8 miliardi di anni fa; il numero di specie
viventi che esistono oggi sulla Terra è di almeno 8 milioni (di cui solo 2 milioni sono state classificate), ma vi è chi pensa che sia in realtà di
30 o addirittura 50 milioni; più del 99% delle specie mai vissute si
sono estinte: sono scomparse nella concorrenza con altre specie o in uno dei numerosi cataclismi che hanno sconvolto il pianeta.
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un antichissimo batterio fossile, ritrovato in rocce di 3,8 miliardi di anni fa |
La maggior parte delle informazioni di cui disponiamo sul nostro passato sono
frutto del lavoro degli ultimi centocinquant’anni. La costruzione di ferrovie
e di strade, lo scavo di estese superfici di terreno su cui edificare, e
tante scoperte del tutto fortuite in grotte e cavità del terreno hanno riportato
alla luce i resti fossili di una varietà di antichi esseri umani. I ritrovamenti
sono stati abbondanti soprattutto nei luoghi dove più sviluppo ha avuto l’industrializzazione,
come sul continente europeo, e nei luoghi dove più si è cercato, come in Africa
orientale e meridionale, nelle regioni in cui la ricerca si è concentrata mano
a mano che il progredire delle scoperte indicava che l’origine più antica dell’uomo
dev’essere stata africana.
I fossili possono essere datati con metodi radioattivi, misurando il decadimento
di certi atomi, oppure con metodi geologici, misurando l’antichità degli strati
di terreno in cui si trovano.
Si è venuta così delineando davanti ai nostri occhi una lunga galleria di antenati.
metodi di datazione dei fossili
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