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I primi antenati che consideriamo pienamente umani
vivevano in Africa orientale circa 2.700.000 anni fa.
Il fatto che più ci convince a designarli come esseri umani è che accanto alle loro ossa è stata ritrovata una grande quantità di pietre e ciottoli scheggiati,
così rozzamente da potere avere spesso il dubbio se sia stato un fatto casuale oppure un intervento umano a dare forma alla pietra,
ma presenti in quantità tali e in forme così caratteristiche da
doverli considerare come i primi strumenti del’umanità.
Servivano per scavare la terra alla ricerca di radici commestibili e rompere il guscio di semi e frutti, ma anche per staccare la carne dalle ossa di grandi animali e a romperle per mangiarne il midollo,
alimento ad alto potere nutritivo e molto apprezzato tutt’oggi.
Questi primi uomini non erano ancora dei cacciatori: non avevano zanne o artigli che permettessero loro di competere con i predatori del tempo,
nè strumenti perfezionati per la caccia, ma dovevano integrare una dieta prevalentemente vegetariana nutrendosi di animali morti o degli avanzi lasciati dai predatori.
Grazie all’uso delle pietre riuscivano a procurarsi una fonte di cibo che era inaccessibile agli altri animali, il midollo.
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strumentazione di Homo habilis |
Chiamiamo quest’uomo Homo habilis, per evidenziare la sua capacità di
fabbricare strumenti. Bisogna tenere presente che gli strumenti
di pietra sono gli unici che giungono fino a noi per via della straordinaria durevolezza della pietra.
Si presume che fin dalle origini (e in ritrovamenti più vicini a noi nel tempo ve ne è testimonianza diretta) gli esseri umani abbiano usato legno, bastoni, canne (e senz’altro il bambù, quando giunsero in Oriente)
e più avanti funi fatte di fibre vegetali intrecciate, corteccia d’albero, e tutto ciò che si trovavano intorno in natura per costruire i propri strumenti.
La strumentazione di habilis, ancora così grezza, è detta olduvaiana, dal nome della Gola di Olduvai, in Tanzania, dove sono stati trovati i reperti più abbondanti.
Homo habilis era più piccolo di noi, alto intorno a 1,20-1,30 metri. Il suo cranio è di dimensione decisamente inferiore al nostro, con un volume di 630 cc (contro i circa 1400 cc dell’uomo
moderno). I depositi di pietre e di ossa di animali ritrovati nei luoghi dove habilis abitava ci suggeriscono
che questi primi uomini consumassero il cibo insieme, cioè vivessero in gruppo e cooperassero.
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cranio di Homo habilis |
Il cranio dello scimpanzé, la scimmia più simile a noi, è più piccolo, intorno ai 400 cc. Anche gli scimpanzé, come altre scimmie e parecchi animali, usano semplici strumenti: nulla di paragonabile, però,
alla varietà e abbondanza di strumenti fabbricati dall’uomo.
La dimensione del cranio e la capacità di fabbricare e usare strumenti, per quanto grossolani, sono i fattori fondamentali che ci convincono a considerare Homo habilis come il primo rappresentante del genere umano,
ma non sono gli unici tratti che ci distinguono dalle scimmie.
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deambulazione e impiego delle mani, nelle scimmie e nell’uomo |
Altre due caratteristiche esclusive della nostra specie, che già ritroviamo in habilis, ma anche nei suoi diretti predecessori, sono la stazione
eretta, cioè la capacità di camminare diritti,
reggendosi solo sulle proprie gambe, e il cosiddetto "pollice opponibile", cioè la capacità di piegare il pollice contro il palmo della mano fino a toccarlo.
Molte scimmie e anche altri animali, come l’orso, sono in grado di stare in piedi reggendosi sulle zampe posteriori, per brevi periodi, ma per spostarsi usano tutti e quattro gli arti.
Gorilla e scimpanzé si muovono appoggiando a terra le nocche delle mani, impegnando così gambe e braccia nella deambulazione;
hanno mani adattissime a chiudersi intorno ai rami degli alberi, e varie scimmie hanno il pollice opponibile (alcune anche l’alluce),
ma nessuna è in grado di usare le mani per compiere movimenti altrettanto fini quanto quelli possibili alla mano dell’uomo.
Liberare braccia e mani dalle necessità della deambulazione ha permesso di cominciare a utilizzarle per altri scopi. Lo sviluppo della capacità di impegnare le mani in attività di ogni sorta ha
favorito, a sua volta, l’attivazione di nuovi circuiti nervosi e lo sviluppo del cervello.
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