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I processi di adattamento biologico sono quindi automatici e irrefrenabili. Si affermano attraverso le generazioni, su un arco di tempo che può essere anche lunghissimo,
ma che è tanto più breve quanto più è forte l’azione della selezione naturale su un determinato carattere.
Ma vi è anche un’altra forma di adattamento, caratteristica degli animali superiori e in particolare dell’uomo,
che è invece volontaria, ha origine dall’individuo e può diffondersi all’intera popolazione di una stessa specie. È l’adattamento culturale.
Cosa intendiamo per cultura? Usiamo questo termine in un senso molto più generale di quello che gli si dà abitualmente, di "insieme di conoscenze disponibili a una persona".
Per cultura intendiamo tutta la conoscenza che si accumula di generazione in generazione, tutto ciò che possiamo imparare da altri e che quindi possiamo anche trasmettere ai nostri simili,
tutto quell’insieme di comportamenti e di costumi, di modi di pensiero e di espressione, di conoscenze e di tecnologie, di cui ogni gruppo umano dispone: lo riceve dagli antenati e lo trasmette ai discendenti,
indipendentemente dai geni, modificandolo variamente nel corso del tempo. Possiamo dire che tutto
ciò che un essere umano comunica o riceve da un altro costituisce cultura. È fondamentalmente un fenomeno di comunicazione.
Tutto ciò che impariamo da altri o siamo in grado di trasmettere loro è culturale.
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alla scoperta dell’uovo di Pasqua |
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comunicazione preverbale |
Il primo modo di imparare da altri è quello di imitarli: così avviene
nell’uomo come tra molti animali. Nella nostra specie occorrono parecchi anni
perché un bambino divenga adulto,
e in questo periodo di tempo ha modo di imparare moltissimo. I genitori sono
i primi maestri naturali, poi interviene un’educazione elaborata, con numerosi
insegnanti e scuole organizzate dalla società adulta nei paesi più sviluppati.
Parenti, fratelli maggiori, vicini di casa, libri e giornali, televisione
e spettacoli, tutto contribuisce all’apprendimento.
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Giovanni F. Caroto: Fanciullo con pupazzetto |
Il concetto di cultura viene così a comprendere ogni caratteristica o comportamento animale che non sia strettamente determinato dalla biologia, cioè su basi genetiche. Non è un fenomeno limitato al mondo umano. Vi sono specie provviste di una complessa attività sociale (per esempio i cosiddetti insetti sociali, come formiche, api, termiti) il cui comportamento risulta essere determinato geneticamente in toto.
In moltissime altre specie, in particolare di mammiferi e uccelli, sono invece state riscontrate vere e proprie invenzioni, che a volte comportano l’uso di strumenti e che possono diffondersi a largo raggio nella popolazione,
esattamente come avviene nel mondo umano. In varie specie di primati e di scimmie si è notata l’introduzione di nuovi comportamenti e atteggiamenti e la loro adozione da parte di altri membri del gruppo.
Numerose specie utilizzano forme di comunicazione anche sofisticate: il linguaggio che impiegano i delfini per comunicare tra loro, ad esempio, è studiato da parecchi anni, anche se non siamo ancora riusciti a decifrarlo.
L’animale più culturale di tutti rimane, comunque, l’essere umano. L’asse portante della nostra cultura è anche il nostro strumento
di comunicazione per eccellenza, cioè il linguaggio.
Come il DNA, il patrimonio culturale viene trasmesso da una generazione
all’altra. I genitori trasmettono ai figli il linguaggio, i comportamenti, le conoscenze disponibili.
A differenza del DNA, che si trasmette solo in verticale, attraverso le generazioni, la cultura si diffonde anche in orizzontale, all’interno di una stessa generazione,
e questo le imprime un’accelerazione straordinaria rispetto ai tempi dell’eredità biologica.
La trasmissione verticale tende a essere molto
conservativa. I genitori trasmettono ai figli ciò che essi stessi sanno,
per averlo imparato dai loro genitori, con l’aggiunta di ciò che essi hanno scoperto, o inventato,
o imparato nel corso della loro esistenza. Vediamo così tradizioni, costumi, atteggiamenti che si perpetuano pressoché immutati per secoli e per millenni:
questa tendenza alla conservazione è particolarmente evidente nelle società tradizionali.
La trasmissione orizzontale può essere invece molto
innovativa, e portare cambiamenti anche rapidi. Lo vediamo nella veloce diffusione di nuove tecnologie
(basti pensare al cellulare in questi ultimi anni) o di mode del vestire,
di atteggiamenti, di parole nuove, di stili di pensiero. È il caso della comunicazione che avviene da
pari a pari, come in una conversazione telefonica, cioè fra individui per così dire di egual status mediatico.
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trasmissione verticale e orizzontale |
La trasmissione orizzontale, però, non ha luogo solo da pari a pari. Ci sono altri due casi generali: quello in cui la trasmissione procede da
uno verso molti e quello in cui all’inverso procede da
molti verso uno solo.
La trasmissione da uno a molti è il caso dell’insegnante, della persona riconosciuta come un’autorità nel suo campo, del politico che fruisce di un largo seguito.
Molti ascoltano le parole di uno solo e vi adeguano in qualche misura il proprio comportamento. In tal senso, nessuno gode di maggiore prestigio dei leader religiosi e spirituali in genere: le parole del papa,
o quelle di molti lama, muftì, ayatollah, raggiungono milioni di credenti e orientano gli atteggiamenti di milioni di persone; di più, il fedele in genere è tenuto, almeno formalmente,
ad obbedire alle prescrizioni della sua religione. Nell’era elettronica, è la televisione a tenere campo: vero Grande Fratello, diffonde con rapidità fulminea e praticamente impone mode, stili, convinzioni e atteggiamenti,
operando largamente a livello subliminale e decidendo per tutti.
Si verifica anche il caso opposto, in cui molti trasmettono un’identica informazione (o un precetto, un consiglio, un ordine) a una stessa persona.
È attraverso questa pressione sociale che le società mantengono la propria coesione e ribadiscono la loro identità nel corso del tempo. In quest’ultima forma, la trasmissione orizzontale può essere molto
conservatrice.
Così vengono trasmessi i principi del vivere civile: la pressione esercitata sull’individuo dai suoi simili gli insegna, per esempio, che la sua libertà finisce là dove comincia quella degli altri.
Alla stessa maniera, ogni società impone le sue idiosincrasie, che sia il divieto per le donne, in molti paesi islamici, di essere viste senza velo da chi non sia il padre, il marito o il fratello,
piuttosto che il divieto di qualunque comportamento sessuale in automobile nello stato di California. Di solito il comportamento deviante è punito con una sanzione,
ma anche se questa non è prevista la pressione sociale risulta per lo più efficace. Con lo stesso meccanismo, peraltro, le organizzazioni criminali si assicurano la lealtà dei propri membri, a vantaggio dei capi del gruppo.
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altre modalità di trasmissione orizzontale: da uno verso molti e da molti verso uno |
Come il DNA, anche il patrimonio culturale subisce
mutazioni nel corso del tempo: qui però non si tratta
di geni, ma di idee, e le idee, a differenza delle mutazioni, non nascono solo in modo casuale,
anzi in genere nascono intenzionalmente, e di solito con l’obiettivo di risolvere un preciso problema pratico. Già questo determina una forte
accelerazione nell’evoluzione culturale rispetto a quella biologica:
chi cerca e trova una soluzione che permetta un migliore adattamento all’ambiente può riuscire a diffonderla, in qualche misura, fra i suoi contemporanei.
Non è necessario aspettare che sia il caso a portare la mutazione adatta,
nell’arco di chissà quante generazioni.
Anche se tutto ciò che è cultura sembra essere profondamente diverso dal patrimonio genetico, ciò che hanno in comune è che entrambi
vengono trasmessi:
la differenza principale sta nelle modalità di trasmissione dell’uno e dell’altro patrimonio. Questo crea una somiglianza
profonda fra genetica e cultura, ma anche differenze,
e può aiutarci a capire somiglianze e differenze nell’evoluzione di ambedue.
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