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Il lavoro di Mendel spiegava molto bene le modalità con cui i caratteri si trasmettono da una generazione all’altra, ma a questo punto si imponeva una domanda fondamentale:
che cosa è che passa, materialmente,
di generazione in generazione, perpetuando nella discendenza i caratteri biologici dei genitori?
Doveva trattarsi di qualcosa presente nella cellula, perché tutta la vita si basa sulla cellula:
dagli organismi più semplici, come i batteri, formati di una sola cellula priva di nucleo; ad organismi formati anch’essi da una sola cellula,
ma più complessa, provvista di un nucleo che dirige le attività della cellula, come i protozoi; fino a tutti gli organismi pluricellulari, piante ed animali, dai più semplici ai più complessi. |
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le forme di vita più semplici, come questi batteri, sono formate di una sola cellula
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gli organismi più complessi sono formati da cellule raggruppate insieme
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Verso la fine dell’Ottocento, osservando cellule al microscopio
ottico si era osservato che nel momento in cui la cellula si divide, per
formare altre due cellule uguali a se stessa, una sostanza presente nel nucleo
della
cellula, la cromatina, che di solito è una massa indistinta
(e prende questo nome perché la si può rivelare con coloranti opportuni), si
organizza in lunghi filamenti, detti cromosomi, lunghi in genere pochi micrometri
(milionesimi di metro, o millesimi di millimetro).
Quando la cellula si divide, ciascun cromosoma si sdoppia in due filamenti di eguale lunghezza (cromatidi): al termine della divisione,
ciascuno dei due cromatidi si viene a trovare nel nucleo di ciascuna delle due cellule figlie.
come si divide una cellula
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cromosoma |
Era chiaro, quindi, che i cromosomi erano la sede
dei caratteri ereditari.
Ma quale poteva essere esattamente la sostanza contenuta nei cromosomi che trasmetteva questi caratteri da una cellula all’altra e da un individuo all’altro, e che forma prendeva l’informazione ereditaria,
come era codificata?
Per decenni, i genetisti osservarono i cromosomi di organismi
di ogni sorta. L’organismo principe nello studio dell’eredità divenne presto
il moscerino della frutta (Drosophila melanogaster),
che si trova sulla frutta che sta andando a male e ha una parte importante
nella fermentazione del vino. La drosofila ha
tre grosse paia di cromosomi, ben visibili al microscopio ottico (più un
quarto piccolissimo); si riproduce ogni pochi giorni ed è molto semplice
da allevare in laboratorio (o anche in casa); è insomma un organismo ideale
per osservare l’eredità in azione.
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una drosofila e i suoi cromosomi |
Lavorando su drosofila, il biologo statunitense T.H.Morgan potè dimostrare,
nel 1919, che geni situati l’uno vicino all’altro su uno stesso cromosoma
vengono ereditati insieme, che i geni sono cioè parte fisica dei cromosomi.
In pratica, i geni si trovano allineati sui cromosomi come perle su una collana.
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