DIDATTICA | ||
| | Storia e principi dell'educazione ambientale | | |
Il percorso culturale dell'educazione ambientale è strettamente legato alle questioni e alle problematiche che nel corso degli anni hanno attratto l'attenzione dei diversi Paesi e degli organismi internazionali. Già nella Conferenza di Tbilisi (ex URSS) nel 1977, l'educazione ambientale si presentava come un elemento essenziale per un'educazione globale e permanente (rivolta cioè a tutte le età della vita di ogni individuo), orientata alla presa di coscienza dell'ambiente e dei suoi problemi ed alla risoluzione di questi ultimi.
Gli anni Ottanta hanno visto, insieme al verificarsi di catastrofi ambientali di portata planetaria (es. Chernobyl) e al continuo acuirsi del divario tra i Paesi del Nord e del Sud del Mondo, la proposta da parte delle Nazioni Unite (Rapporto Bruntland) del concetto di sviluppo sostenibile ( Sostenibilità). La Conferenza di Mosca del 1987 ha quindi raccolto e lanciato l'idea di sviluppo sostenibile come chiave di volta dell'educazione ambientale. Sarà tuttavia dal Summit di Rio (1992), nel quale viene messa a punto una proposta globale di sviluppo sostenibile attraverso la proposta di Agenda 21, che l'educazione ambientale diventerà: |
|
"…critica per promuovere lo sviluppo sostenibile e per migliorare la capacità delle persone di far fronte ai temi dell'ambiente e dello sviluppo…Essa è critica inoltre per il raggiungimento di consapevolezza ambientale ed etica, di valori e attitudini, tecniche e comportamenti compatibili con lo sviluppo sostenibile e per un'effettiva partecipazione delle persone ai processi decisionali…" |
Testo del Cap. 36 di Agenda 21 (estratto) - http://labter2.engitel.com/proget/documenti/cap36.htm |
|
Il mondo dell'educazione ambientale ha tuttavia spesso messo in discussione il termine stesso "sviluppo sostenibile", vedendolo ancora legato ad un'idea di sviluppo che fa pensare alla crescita economica misurata sulla base di indicatori di tipo strettamente quantitativo.Per questo si è spesso preferito parlare di educazione per "la sostenibilità" , per una "società sostenibile" o per un "futuro sostenibile" o addirittura si è preferito mantenere la semplice dicitura "educazione ambientale". Nonostante questa confusione tra termini ciò che rimane importante è non dimenticare che:
"…il concetto di sostenibilità, referente necessario dell'educazione ambientale nei prossimi anni, dovrà essere sottoposto a revisione critica continua con il duplice obiettivo di evitare il suo uso per nascondere approcci poco solidali allo sviluppo e di impedire la sua applicazione indiscriminata a ogni iniziativa che colleghi ambiente ed educazione…"
Unesco, 2000 |
L'analisi delle tappe che hanno caratterizzato il percorso evolutivo dell'educazione ambientale sopra discusse, porta inevitabilmente ad individuare tre diversi modi di costruire percorsi di apprendimento relativi all'ambiente:
Dovrebbe risultare chiaro che l'educazione ambientale, negli ultimi anni, si identifica con l'ultimo livello, in cui trovano adeguata collocazione sia la conoscenza, che l'esperienza ed i comportamenti.
All'interno del contesto scolastico, l'educazione ambientale si configura come un'educazione trasversale, che non deve essere ridotta all'ecologia, alle scienze naturali o alla storia del territorio e delle sue espressioni artistiche, ma che vuole mettere in evidenza i legami, le relazioni tra tutti questi aspetti, i valori individuali, la costruzione della conoscenza, fino ad arrivare alle azioni e quindi ai comportamenti dei singoli.
Lavorare facendo propri questi presupposti, in progetti di educazione ambientale, significa conseguentemente modificare il ruolo dell'insegnante: non più un "esperto" che trasmette conoscenze ma un ricercatore che intraprende un percorso di ricerca con i propri studenti, stimolando in loro la curiosità, la ricerca dei legami e delle connessioni che legano parti anche apparentemente molto distanti di uno stesso contesto, problema o realtà.
Coerentemente con questi presupposti, sembra importante evidenziare come in questi anni l'educazione ambientale abbia posto al centro della propria attenzione alcuni nodi concettuali. Tra questi il "…costruire la capacità di prendere decisioni in condizioni di incertezza", così come riportato nella "Carta dei principi per l'educazione ambientale orientata allo sviluppo sostenibile e consapevole" proposta dai Ministeri dell'Ambiente e della Pubblica Istruzione a Fiuggi nel 1997.
Testo della Carta di Fiuggi - http://www.regione.umbria.it/cridea/fiuggi.htm |
Un altro aspetto fondamentale è l'importanza delle dimensioni locale/globale che permette di prestare attenzione alla necessità di costruire un senso di appartenenza al proprio territorio rafforzando da un lato l'identità locale e dall'altro di acquisire la consapevolezza che è sia dalle relazioni che dalle interconnessioni che prendono forma le singole realtà.
L'educazione ambientale diventa così uno strumento organico dello sviluppo di politiche di sviluppo sostenibile nell'ottica del rapporto tra scuola e territorio. Dal punto di vista didattico ciò significa costruire un percorso integrato che permette di leggere la realtà locale nell'ambito della sua più ampia collocazione nel mondo; ciò mediante lo studio attivo e un approccio laboratoriale in grado di far interagire costantemente l'esperienza con l'astrazione, il vicino con il lontano, l'aumento della conoscenza con la riflessione sul comportamento. Lavorare in educazione ambientale significa spesso aver bisogno di riferimenti concettuali, di indicatori di percorso in grado di rappresentare degli strumenti interpretativi utili nell'analisi di situazioni e/o proposte educative spesso assai differenti. Un aiuto in questo senso è stato fornito dall'elaborazione di una rete di "indicatori di qualità" dell'educazione ambientale. Il concetto di indicatore, deve essere interpretato nel senso di proposta culturale che ha l'obiettivo di far crescere piuttosto che di valutare, mentre il concetto di "rete" risulta coerente per una proposta come quella dell'educazione ambientale, caratterizzata da una molteplicità sia di approcci che di fattori (ambito affettivo, cognitivo, percettivo, comportamentale, aspetti educativi, ambientali, valori individuali e collettivi, ad esempio). La "rete" risulta inoltre indispensabile al fine di enfatizzarne variabilità e flessibilità, riferite sia al preciso contesto di ogni singolo progetto che alle diverse fasi dello stesso. |
Un elenco sintetico degli indicatori di qualità proposti (Isfol, 1991) viene riportato di seguito:
Analizzare e riarrangiare le maglie ed i nodi della rete formata dagli indicatori sopra discussi in relazione ai valori, alla sensibilità ed alle competenze individuali, può essere un utile esercizio che può aiutare ad interpretare i pregi e le inevitabili carenze dei progetti di educazione ambientale, traendo così utili suggerimenti per i lavori futuri.
Partendo da questi riferimenti, tentare di interpretare le diverse esperienze in educazione ambientale, significa anche rapportarsi con altri termini "chiave" che continuamente diventano rilevanti al modificarsi:
In particolare, si pensi ai concetti di rispetto, partecipazione, sensibilità, ma anche a quelli di:
Riuscire a trasferire e a diffondere nella reale pratica educativa sia scolastica che extrascolastica quanto emerge dalle riflessioni sopra esposte, rappresenta probabilmente una delle sfide che l'educazione ambientale deve prepararsi ad affrontare nel prossimo futuro.
Metodi per l'educazione ambientale: la RICERCA-AZIONE
Negli ultimi anni, nell'ambito del dibattito internazionale e nazionale, soprattutto in relazione al Summit di Rio de Janeiro (1992) ed agli eventi che lo hanno seguito, l'educazione ambientale è andata sempre più affermandosi per la valenza essenzialmente politica e sociale dell'azione educativa a favore dell'ambiente (educazione per l'ambiente), rendendo così sempre più inadeguato l'approccio esclusivamente "positivistico" con cui in passato spesso è stata contraddistinta.
Questo fatto richiama con forza la necessità ed il bisogno di salvaguardare in ogni caso la dimensione più autenticamente educativa dell'educazione ambientale stessa. Ciò significa, fare in modo di evitare che quest'ultima si esaurisca in azioni di sensibilizzazione ai problemi o trasmissione di conoscenze, valori e modelli comportamentali esplicitamente o implicitamente condivisi dalla società o comunità di appartenenza e far sì che grazie all'azione educativa, la risposta alla crisi nei rapporti con l'ambiente non sia soltanto automatica ma possa invece diventare in misura sempre maggiore, una risposta umana, libera e responsabile.
Alla luce di queste considerazioni, una proposta matura di educazione ambientale all'interno del contesto scolastico deve potersi svincolare dall'idea di una disciplina nuova da inserire in curricoli scolastici già "sovraffollati" o da quella di una serie di lezioni su tematiche ambientali più o meno "di moda", per arrivare a configurarsi come un percorso culturale il cui obiettivo percorre trasversalmente gli obiettivi delle diverse discipline.
Non esistono "ricette" né metodologie o approcci giusti o sbagliati per attivare percorsi di educazione ambientale nell'ambito scolastico, in quanto ogni docente è testimone dell'unicità di circostanze, fattori, interessi, competenze, sensibilità che caratterizzano ogni contesto educativo e che impediscono ogni tentativo di generalizzazione. Anche il lavorare in gruppi, rendere più flessibili gli orari, svolgere attività sul campo, affrontare delle problematiche ambientali, non rappresentano infatti, degli elementi automaticamente definibili come innovativi.
Un contributo forte a questa necessità di connettere le istanze proprie dell'educazione ambientale con la sperimentazione e l'innovazione didattico/educativa, viene fornito, dal punto di vista metodologico, dalla ricerca-azione, definita come:
"...una metodologia di ricerca..." che "...ha per obiettivo principale il miglioramento dell'azione educativa attraverso lo sviluppo delle capacità professionali degli insegnanti. L'attività di ricerca e di riflessione critica sul proprio intervento professionale, la produzione di conoscenze teoriche all'interno del contesto educativo, la progettazione della propria attività di insegnamento, diventano i momenti principali di questa professionalità...".
"Questo significa che la ricerca-azione, pur nella sua peculiarità di ricerca portata avanti dai professionisti all'interno di un contesto pratico, deve rispondere ad una logica di ricerca...
Losito, Mayer; 1993 |
Anche se in questi ultimi anni alcuni Autori (in particolare la "scuola" australiana – Robottom, 1987) in diversi contesti, hanno presentato la ricerca-azione quale metodologia tra le più coerenti con i presupposti dell'educazione ambientale, è importante chiarire che la sua "nascita" va ricercata al di fuori del contesto scolastico/educativo, collocandosi, infatti, nel settore della ricerca sociale.
Alla base dei suoi principi portanti, la considerazione che i fenomeni sociali non possono essere indagati "dall'esterno" come se fossero esperimenti di laboratorio, ma solo ponendosi all'interno del contesto in cui si sviluppano. Il ricercatore, per comprendere tali fenomeni, deve diventarne in qualche modo partecipe, inserirsi pertanto all'interno del contesto che analizza.
Intorno agli anni '70 e soprattutto in ambito anglosassone, questa metodologia viene applicata al contesto scolastico, in cui trova un'adeguata collocazione, caratterizzandosi essenzialmente per l'attenzione prestata ai processi oltre che ai prodotti dell'azione educativa.
Non è obiettivo di questo contributo l'analisi approfondita della metodologia in quanto tale, ma sembra tuttavia fondamentale riprenderne schematicamente i tratti principali, al fine di farne emergere gli aspetti che possono favorirne l'applicabilità all'interno di sperimentazioni in educazione ambientale. Alla luce di questi presupposti, quindi, la ricerca-azione si può caratterizzare sottolineando che:
Quest'ultimo aspetto che caratterizza la RICERCA-AZIONE implica, dal punto di vista operativo:
Sulla base di queste considerazioni, se si volesse delineare un ipotetico percorso di ricerca-azione, sarebbe necessario ricorrere ad un'immagine come quella di una spirale in cui si susseguono le fasi di riflessione, pianificazione, azione ed osservazione (Robottom, 1987). Tale immagine, inoltre, rende evidente la continuità del processo di ricerca, ponendo in stretto legame la riflessione teorica sul problema da cui prende avvio il percorso, l'intervento pratico e la loro ricorsività.
I docenti che intendono intraprendere un percorso di ricerca secondo questo approccio metodologico devono essere senza dubbio disponibili al confronto ed al cambiamento.
Infatti, la RICERCA-AZIONE:
In merito a quest'ultimo aspetto, spesso assai critico per molti docenti, è importante sottolineare come la documentazione del lavoro svolto sia fondamentale per l'attivazione di quel percorso a spirale di cui si è accennato in precedenza.
Questa fase, si può articolare in vari livelli:
Un aspetto che deve essere evidenziato a tale riguardo, è relativo al ruolo strategico del "docente". Un'educazione ambientale "matura" e che in questi anni si è evoluta legandosi sempre più alle problematiche che ruotano attorno alla sostenibilità, non può prescindere da un'attenzione forte allo sviluppo professionale dei docenti in grado di incoraggiare l'analisi critica delle teorie, delle pratiche e della loro ricaduta educativa. La ricerca-azione, in questo ambito, diventa essa stessa una metodologia in grado di far propri questi aspetti, diventando pertanto uno strumento per la crescita professionale in un'ottica di autoformazione dei docenti.
In sintesi, pur condividendo il fatto che differenti approcci possono avere la medesima "dignità" educativa quali strumenti per l'educazione ambientale, sembra importante richiamare la riflessione sul fatto che la ricerca-azione possa configurarsi quale strumento in grado di contribuire alla promozione di quella coerenza tra "quanto si fa" e "quanto si dice di fare", fondamentale per la diffusione di esperienze "mature" in grado di supportare e dare forza al dibattito sull'educazione ambientale.
|
che ha promosso l'idea di un sistema nazionale come integrazione dei sistemi a scala regionale. Ciò ha permesso lo sviluppo di molti sistemi regionali, spesso assai diversificati, per quanto riguarda la loro struttura e/o funzionamento. Tali sistemi si pongono in ogni caso come referenti di un' idea di educazione ambientale che vede strettamente interconnessi: mondo della scuola, Centri di Educazione ambientale, Amministrazioni pubbliche, Associazioni, Imprese, e quindi tutti gli Attori sociali che operano in un determinato territorio. Di seguito vengono pertanto indicati alcuni (tra i numerosissimi!) siti specifici nei quali trovare informazioni, progetti, attività, ecc. e dai quali poter partire per una ricerca "mirata" nel mondo dell'educazione ambientale. |
| | LINKS | | |
INFEA Regione Emilia Romagna
http://www.regione.emilia-romagna.it/infea
INFEA Regione Umbria
http://www.cridea.it
INFEA Regione Liguria
http://www.crea.liguriainrete.it
ARPA Regione Toscana
http://www.arpat.toscana.it/educazione_ambientale/
Laboratorio Territoriale CREA – Mantova
http://www.labtercrea.it/
INFEA Regione Piemonte
http://www.regione.piemonte.it/ambiente/tutela_amb/edu.htm